lunedì 6 dicembre 2010

Tornado d'epoca con Machiavelli










Spesso si sente dire che determinati fenomeni, nel nostro Paese, sono frutto solo del mutamento climatico; in particolare, ogni volta che si verifica una vera tromba d'aria, si punta il dito contro la tropicalizzazione del clima alle nostre latitudini. La dimostrazione che i tornado esistono da tempo non è difficile da trovare, già Lucrezio, nel De Rerum Natura, descrive il fenomeno. Particolarmente impressionante è però la cronaca di Machiavelli del tornado abbattutosi sul Centro Italia il 24 agosto 1456. Ecco il testo:

" Ma tornando alle cose d'Italia, dico come e' correva l'anno 1456, quando i tumulti mossi da Jacopo Piccinino finirono; donde che, posate l'armi dagli uomini, parve che Iddio le volessi prendere Egli, tanta fu una tempesta di venti che allora seguì, la quale in Toscana fece inauditi per lo addietro, e a chi per lo avvenire lo intenderà, maravigliosi e memorabili effetti. Partissi a' 24 d'agosto, una ora avanti del giorno, dalle parti del mare di sopra di verso Ancona, e attraversando per la Italia entrò nel mare di sotto verso Pisa, uno turbine d'una nugolaglia grossa e folta, la quale, quasi che due miglia di spazio per ogni verso occupava. Questa, spinta da superiori forze, o naturali o soprannaturali che le fussero, in se medesimo rotta, in se medesimo combatteva; e le spezzate nugole, ora verso il cielo salendo, ora verso terra scendendo, insieme si urtavano; e ora in giro con velocità grandissima si movevano, davanti a loro uno vento fuori di ogni modo impetuoso concitavono; e spessi fuochi e lucidissimi vampi intra loro nel combattere apparivono. Da queste così rotte e confuse nebbie, da questi così furiosi venti e spessi splendori, nasceva un romore non mai più da alcuna qualità o grandezza di tremuoto o di tuono udito; dal quale usciva tanto spavento, che ciascuno che lo sentì giudicava che il fine del mondo fusse venuto, e la terra, l'acqua e il resto del cielo e del mondo, nello antico caos, mescolandosi insieme, ritornassero. Fe' questo spaventoso turbine, dovunque passò, inauditi e maravigliosi effetti: ma più notabili che altrove, intorno al castello di San Casciano seguirono. E' questo castello posto propinquo a Firenze a otto miglia, sopra il colle che parte le convalli di Pesa e di Grieve. Infra detto castello, adunque, e il borgo di Santo Andrea, posto sopra il medesimo colle, passando questa furiosa tempesta, a Santo Andrea non aggiunse, e San Casciano rasentò in modo che solo alcuni e cammini d'acune case abbaté; ma fuori, in quello spazio che è dall'uno de' luoghi detti all'altro, molte case furono infino al piano della terra rovinate. I tetti de' templi di San Martino a Bagnolo e di Santa Maria della Pace, come sopra quelli erano, furono più che un miglio discosto portati. Un vetturale, insieme con i suoi muli, fu, discosto dalla strada, nelle vicine valli trovato morto. Tutte le più grosse querce, tutti i più gagliardi arbori, che a tanto furore non volevano cedere, furono non solo sbarbati, ma discosto molto da dove avevano le loro radici portati. Onde che, passata la tempesta e venuto il giorno, gli uomini stupiti al tutto erano rimasi. Vedevasi il paese desolato e guasto: vedevasi la rovina delle case e de' templi: sentivansi i lamenti di quelli che vedevano le loro possesioni destrutte, e sotto le rovine avevano lasciato il loro bestiame e i loro parenti morti: la qual cosa a chi vedeva e udiva recava passione e spavento grandissimo. Volle sanza dubbio Iddio piuttosto minacciare che castigare la Toscana; perchè se tanta tempesta fusse entrata in una città, infra gli abitatori assai e spessi, come la entrò infra querce e arbori e case poche e rade, sanza dubbio faceva quella rovina e fragello che si può con la mente conietturare maggiore. Ma Iddio volle, per allora, che bastasse questo poco di esemplo a rinfrescare intra gli uomini la memoria della potenza sua"

La descrizione corrisponde a quella di un tornado violento, dai danni, ben descritti, si può associare una intensità pari ai gradi EF4-EF5 della scala Fujita rivisitata (http://en.wikipedia.org/wiki/Enhanced_Fujita_Scale). L'aspetto del vortice è quello con cui più spesso si presentano i tornado di questa violenza, cioè largo, frastagliato e turbolento, accompagnato dal caratteristico rumore simile a quello di un aereo in decollo, quindi chiaramente inusuale per l'epoca. Ma la particolarità più grossa di quell'episodio è sicuramente la stormtrack: Machiavelli parla infatti di un tornado approdato sulla terraferma in quel di Ancona e giunto fino in Toscana, quindi con un moto retrogrado assolutamente atipico. Al di là del fatto che sicuramente si deve essere trattato di un outbreak di diversi tornado, vista la distanza percorsa, il fenomeno doveva essere associato ad una struttura meteorologica alla mesoscala in grado di sganciarsi dal classico flusso zonale occidentale che caratterizza le nostre latitudini, presumibilmente un TLC (Tropical Like Cyclone): si tratta di minimi di pressione a cuore caldo e dotato di un occhio, proprio come i cicloni tropicali, che saltuariamente si può presentare anche nel bacino del Mediterraneo.

(fonte: http://www.tornadoit.org/index.htm)

Flavio

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